Che fortunatamente non e' oggi ma domani. Fortunatamente perche' ho ancora una miriade di cose da fare, anche se bene o male la maggior parte degli impegni l'ho smaltita. Chiusi i conti con il corso di lingua e col lavoro mi sono rimasti una manciata di giorni per sbrigare le questioni burocratiche per il futuro prossimo - in primis la scelta del nuovo appartamento.
Oggi ho concluso la questione andando a versare il deposito: la mia nuova magione non sara' piu' in comune di Shinagawa (per la prima volta) ma ad Ota, in pratica il comune adiacente, a sud ovest.
Un po' piu' lontano dal centro ma il posto non e' male, e sembra discretamente abitabile (mi riservo di cambiare questo commento a gennaio).
Tornando agli impegni completati, come non menzionare lo shopping. Rispetto all'ultima volta mi sono contenuto visto che non ho intenzione di trascinarmi borse multiple per gli aeroporti di mezzo mondo. Pero' almeno sono cose carine. Spero. Tra i vari reperti come non menzionare... anzi non menziono senno' rovino la sorpresa ai piu'. Pero' almeno cito i due ultimi (ma non ultimi) cd acquistati: Twister dei 10-Feet e l'annunciato Eleven Fire Crackers degli Ellegarden (annunciato nel senso che avevo detto che l'avrei comprato).
E poi, le ultime riflessioni: ci sarebbe tanto da dire, tirare le somme dell'anno in chiusura, i propositi per il prossimo, l'immaginarsi tra 365 giorni e cosi' via. Ma visto che scrivere di queste cose porta veramente tanta pegola evitero' del tutto.
Pero' una riflessione voglio trascriverla: passare da Treviso a Tokyo e' stato uno sbalzo sproporzionato anche dal punto di vista delle relazioni umane. E' gia' normale il fatto che abbia un ambiente parallelo di conoscenze e amici qui; innegabile dopotutto vista la distanza. Ma Tokyo e' di suo un calderone immenso dove si stringono e si sciolgono legami ogni giorno. Basta pensare alla quantita' di gente, ai giri di amicizie esistenti: non e' raro uscire con gente diversa ogni settimana, cercando alla fine di tenere vivi i legami che piu' si preferiscono, e nemmeno sempre riuscendoci. Per i giapponesi dare un mese di anticipo su un appuntamento e' cosa normale, e il non vedersi per altri 2 altrettanto.
All'inizio si pensa siano freddi, disinteressati. Poi si comprende che i ritmi imposti da questa societa' non permettono altrimenti; non e' nemmeno questione di accettare la cosa o meno, bisogna viverla per comprendere che shōganai, non ci sono alternative.
E cosi' bisogna fare scelte: di solito si e' aiutati, o meglio veicolati, dai rapporti di lavoro o altri impegni che fanno incontrare le altre persone quotidianamente o quasi. Ed e' una cosa comunissima per la societa' giapponese, lo dimostra l'altissimo numero di coppie sposate conosciutesi in ambiente lavorativo.
Insomma, e' un quadro un po' desolante, lo ammetto. Ma da parte mia faro' del mio meglio per mantenere rapporti che ritengo importanti indipendentemente dalla facilita' o meno di incontrare la gente, e' una sfida ma per lo meno mi da la sensazione di vivere attivamente la vita.
E con questo chiudo: prossimo aggiornamento a data da destinarsi.
1 anno fa