Soundtrack del mese

U2 - City of Blinding Lights

[How to Dismantle an Atomic Bomb - 2004]

martedì, dicembre 11, 2007

Figuri in cui potreste incappare

Kōgyaru, loligoth, ganguro eccetera sono ormai una stereotipata icona dei giovani della capitale, e fanno un baffo ai ceffi che invece vi propongo qui sotto.

Tipologie 1 e 2: Kat-tun boy & Surfer
I due esemplari qui sopra rappresentano due diverse correnti di moda urbana: il primo si rifa' espressamente alle visual boy band che affollano il panorama rock giapponese, tra cui una delle piu' rappresentative sono appunto i Kat-tun. Il campione preso in esempio oltretutto e' veramente rappresentativo di questo stile, complice il fascino androgino che lo contraddistiungue (anzi piu' che contraddistinguere spesso lo fa confondere con una ragazza, ma queste sono altre storie).
A fianco un esempio di Surfer giapponese: anche se a primo acchito puo' sembrare simile al Kat-tun boy si possono notare diversi contrasti. I capelli per quanto lunghi e colorati sono acconciati in modo piu' sobrio, e l'abbigliamento e' tipicamente in linea con lo stile californiano (la maglietta con la scritta baroccheggiante ne e' la lampante prova). Le differenze proseguono poi alle scarpe e al modo di parlare, ma a questo riguardo la foto e' muta. Ritorneremo sull'argomento.

Tipologia 3: Nanpa Gaijin

Altra tipologia di cui Tōkyō e' affollata e' il Nanpa Gaijin. Il nome deriva da due parole giapponesi: nanpa e' lo slang per indicare il rimorchiare ragazze e/o ragazzi per strada, attitudine ben radicata da queste parti. Gaijin invece e' l'abbreviazione per Gaikoku Jin, ossia straniero.
E' quindi intuitivo il carattere distintivo di questa compagine di persone, che si immedesimano cosi' bene nella cultura locale che non possono fare a meno di imparare anche queste raffinate arti indigene.
E va precisato che a noi stranieri il nanpa riesce particolarmente bene, per motivi troppo complessi che non sto a spiegare (lol).

Ma passiamo ora al clou della presentazione, la classe misteriosa che agisce nell'ombra e spunta fuori quando uno meno se lo aspetta...

Tipologia X: il Coreano Molesto
Non ci sono parole adatte per descrivere questa ristretta elite di persone (una), eppure e' parte integrante della vita mondana della Capitale. Si tratta di gente astuta, che sa come e quando convincere una massa piu' o meno numerosa a darsi a improbabili bagordi fine-settimanali, ma ogni tanto colpisce anche il martedi e il giovedi. Hanno passione sfrenata a cantare struggenti canzoni d'amore al karaoke, e farebbero di tutto per aggiungere al conto un'ultima bottiglia di Chamisul.
Sono quindi schedati come individui pericolosi di classe A, evitateli se non siete al massimo delle vostre forze fisiche e mentali.

E con questo si conclude il breve documentario. Un ringraziamento agli ignari che sono finiti immortalati, e fortunatamente uno solo su quattro potra' decifrare cosa si scrive su di loro.

giovedì, dicembre 06, 2007

Kōzu Banzai!

Mi accingo a scrivere gia' pensando alle esclamazioni di alcuni (ciao Fabio!) leggendo solo il titolo del post.

Domenica mattina c'era un tempo splendido e poche idee su cosa fare: ho cosi' pensato di realizzare un progetto che avevo in mente addirittura dall'estate scorsa, che per mancanza di tempo o di voglia ho sempre rimandato.

Cosi' mi sono diretto alla volta di Ōsaki, che e' uno degli hub ferroviari che legano la provincia di Tōkyō con quella di Kanagawa e ho atteso impazientemente un treno in direzione di Odawara.
Conosco piuttosto bene il circondario della stazione di Ōsaki, avendoci abitato per un bel po' di tempo (e non finendo mai di rimpiangere la comodita' del posto), cosi' l'attesa non e' stata per nulla noiosa: una passeggiata verso il tempio del quartiere (dove risiede una statua della Scimmia), un salto al Beck's Cafe e arriva l'ora di prendere il rapido per Hiratsuka.

E' la tarda mattinata di domenica, il treno che solitamente e' strapieno di pendolari nella tratta Yokohama-Shin Juku e' piacevolmente vuoto, con l'imbarazzo della scelta per sedersi. Cosi' prendo posto vicino al finestrino, e mi lascio incantare dai paesaggi della provincia.

Dopo Kawasaki si entra a Kanagawa, prima fermata e' proprio Yokohama, con i suoi grattacieli bizzarri e le bianchissime costruzioni in riva alla baia. Il treno prosegue mentre il paesaggio volge verso l'extra-urbano, e le case si fanno sempre piu' rade e sempre piu' intervallate da campi e boschetti.
A Hiratsuka cambio e prendo un locale, che in pochi minuti mi porta fino alla stazione di Kōzu.

Eccola, precisa identica a come e' disegnata in Generation Basket ("I'll" per chi lo conosce col nome originale), in bella mostra la tettoia dove si appollaia Yamazaki.
Rimango un po' stupito dal fatto che attorno alla stazione non c'e' assolutamente nulla, niente Red Barns ne' niente. E' una stazione di campagna, con il piazzale per i bus e i taxi e null'altro.
Scendo sulla strada principale, che e' una lunga statale che corre parallela alla costa, che si intravede una riga di case piu' in la'. Pochissimi negozi, per lo piu' chiusi in questa soleggiata domenica; nulla a che vedere con i ritmi da "24/7" di Tōkyō.

Impaziente, scendo fino alla riva, e qui mi si para di fronte un'immagine vista e stravista.
Proprio lei, la spiaggia di Kōzu. Con l'autostrada che ci passa sopra, i gradoni in cemento dove chiaccherare dopo le partite e la spiaggia di ciotoli bianchi e liscissimi dove fare falo' e barbecue nelle sere d'estate. Si insomma, piu' o meno.
Non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta: il mare tra l'altro nonostante la colata di cemento che lo costeggia e' davvero bello, e pare persino pescoso a giudicare dalla quantita' di gente con la canna da pesca.

A questo punto non posso fare altro che una cosa, pensando a tutti i katsu-kare mangiati a colazione.
E' stata davvero come conquistare una vetta ambita da tempo. In realta' poi il paese e' piccolo, si snoda lungo la costa e non ha assolutamente nulla, nemmeno la scuola superiore. Probabilmente Asada ha ambientato la storia nella vicina Odawara, usando pero' come sfondo quello sicuramente suggestivo di questa spiaggia.



Tutto questo mentre Eun Son, indispettita di suo per essere stata trascinata in un posto totalmente anonimo in un prezioso giorno di vacanza mi guarda scuotendo il capo mentre mi aggiro estasiato sulla spiaggia. Ma alla fine il posto e il bel tempo coinvolgono anche lei, e si lascia trascinare dall'atmosfera di Kōzu.

Concludo con una promessa, la prossima volta sara' dall'altra parte della baia, provincia di Chiba. Kisarazu con i suoi tanuki, il bar di Master, lo Yassai-Mossai e i live dei Kishidan ci aspettano!

mercoledì, novembre 28, 2007

Metti un sabato e riempilo a dovere (...dopo)

Arrivato a Shinjuku, le scelte sono due: andare a controllare che al locale sia stata preparata la tavolata oppure passare a scuola a salutare Eun Son. Non ci penso molto e mi dirigo a Yoyogi.

Chi e' Eun Son?! Chi e'...?! ... lo spiego qui sotto.

Ne parlo qualche volta nei post, ma non l'ho mai presentata ufficialmente, Eun Son e' la persona che mi sopporta quotidianamente. La potete ammirare mentre sceglie accuratamente le verdure per la cena: oltre a essere una discreta (fortuna che non capisce l'italiano hahaha) cuoca e' una persona piena di interessi, e non ci si annoia mai a parlarci assieme.

Le piace moltissimo mangiare sushi e yakitori, e' ovviamente una divoratrice di kimchi (le aberranti verdure salmistrate e speziate piatto base della cucina coreana) e guarda qualsiasi drama con tipi come Matsumoto Jun o Ogura Shun (non sono sicuro del cognome di quest'ultimo, ma e' poco rilevante).

Lavora come insegnante in una scuola internazionale di lingua giapponese, e nonostante lo stress tiene duro.

Ma torniamo a noi. Arrivo a scuola, la saluto, vado in aula studio e mi appiscocco beatamente per un'oretta: la stanchezza e' arrivata tutta di colpo e devo prepararmi per la serata imminente.

Quando sono le 5 e mezza ci dirigiamo assieme verso il Gunbali2, locale di recente apertura in cui si ricorda che il chamisul costa poco perche' in promozione. Si va presto in genere, perche' le metro chiudono a mezzanotte e per avere a disposizione abbastanza tempo non c'e' altro modo. O quasi, ma vedremo in seguito.

Non e' che si possa fare una descrizione di quanto accade durante una serata a mangiare sangyopsal, anzi riguardo l'aspetto prettamente culinario ne ho gia' parlato precedentemente.
Provo a far parlare le immagini quindi, allargando il campo e mostrando le persone che stanno attorno ai tavoli.

Eccoli quindi, attorno alla classica pignatta tutti felici e sorridenti. Notevole Jin, il terzo da sinistra, il quale durante l'universita' lavorava in un host club. La serata e' trascorsa liscia e tranquilla: tanto sangyopsal e brindisi di chamisul, la compagnia tiene botta (quasi tutta almeno, ma sono asiatici mica e' colpa loro) e si prosegue, con un paio di comparse a sorpresa.

Eccoli, uno e due da sinistra. Ibedon e il Penny che non perdono occasione di farsi una bevuta in compagnia. Senonche' la ragazza di Don si e' sentita male, e portata a casa di Penny gli ha vomitato ovunque. Ma a parte questo, che ha poi segnato irrimediabilmente l'umore (e i rapporti) dei due nel fine serata, e' stato nel complesso divertente.

Arrivate le 11 e mezza, il momento clou. "Minnaaaa kaeroze!" la chiamata del si torna a casa. Par vera. A questo punto in genere, i "soliti" intervengono per far si che in un modo o nell'altro accada qualcosa che faccia perdere il treno a qualcuno, lasciando quindi a tutti gli altri l'unica soluzione di fargli compagnia fino all'alba. In genere e' il CM che si occupa di questo, ma sabato non e' potuto venire causa lavoro, quindi la delega se la sono presa Jin e Jeh Won che nel tragitto dal locale alla stazione di Shin Juku sono riusciti a convincere i piu' restii a virare verso un'izakaya piuttosto che verso i cancelli dei treni. Operazione riuscita, e ci troviamo tutti scalzi a calcare i pavimenti di legno di un Watami a Nishi Shin Juku, rinfrancandoci con piatti tipici (pelle di pollo impanata) e qualche bicchiere di Sawa.

E intanto si decide: che fare nelle ultime ore? E qui mi ergo, sostenendo che non si puo' non andare al karaoke. Quindi, usciti in strada ne cerchiamo uno; senza fare troppi sforzi veniamo agganciati da uno dei ragazzi di un Big Echo vicino, uno di quelli che passano la notte fermando i passanti e proponendo loro una sosta nel loro locale invece che in quello del vicino.


Solo che il poveretto ( a sx nella foto) non sapeva con chi aveva a che fare. Potete vedere un momento della lunga contrattazione, che ci ha portato ad ottenere 2 ore di karaoke con drink illimitati a 1500Yen a persona (circa 10 euro).

E cosi' abbiamo trascorso gli ultimi scampoli della notte. Ho finalmente potuto cantare "Fire Cracker" degli Ellegarden (ci hanno messo mesi a inserirla nei karaoke ffs) e la cover dei BeCru della canzone di Phil Collins "Against all odds" ha mietuto un successo inaspettato. Per il prossimo giro mi tengo degli assi nella manica non da poco, ma ne parlero' a tempo debito.


La serata va cosi' a concludersi, mentre ognuno trova faticosamente la via di casa. La prossima volta ci sara' sicuramente un CM con il bisogno di sfogarsi per aver perso una serata, e gia' si profetizzano risultati migliori. Sperando che i kami vigilino su di noi e soprattutto sull'appartamento del Penny.

lunedì, novembre 26, 2007

Metti un sabato e riempilo a dovere (Luce)

Avevo scritto un papiro di introduzione per questo post, in cui volevo raccontare per brevi capi sabato scorso, ma arrivato circa alle 11 di mattina mi sono accorto di aver sbrodolato troppo, cosi' riparto, cercando di descrivere solo i concetti fondamentali.

Mattina, ore 6. Sveglia per andare a giocare a baseball con Kazufumi.

Chi e' Kazufumiii?! Kazufumi e' l'amico mio, quello italiano. Talmente italiano che se gli dici "pasta" non pensa agli spaghetti ma risponde "grazie non mi drogo". -Follie serali

E' un tipo a posto Kazufumi, ne ho gia' parlato tempo addietro qui , ma non ho mai avuto modo di metterci una foto a corredo. Anzi non ne avevo voglia. Rimedio subito.

Nella foto a fianco non e' uscito proprio benissimo, ma il momento e' interessante: sta infatti stendendo la pasta per i ravioli. Non e' che sia un cuoco, o meglio lo e' stato qualche anno fa prima di iniziare la meravigliosa avventura nell'ICE di Tokyo. A fare la pasta e a parlare italiano li ha imparati in Italia, e sa fare entrambi molto bene.
E' un patito di Ligabue e soprattutto di Vasco, tifa Milan e Urawa Reds e va matto per la pizza ai frutti di mare.

Esaurito questo argomento, torniamo a noi. E' ormai piu' di un anno che lo tarmo per farmi giocare a baseball, sport della sua giovinezza (era un ragazzo che sognava il Koshien lui) e che pratica tutt'ora con ex compagni di liceo e colleghi di colleghi di lavoro.
Insomma, a marzo di quest'anno sono riuscito a convincerlo a mettermi in squadra, nonostante lui si dichiari non propriamente convinto delle mie capacita'. Intanto pero' in questi mesi qualche progresso l'ho fatto, e devo dire che e' uno sport molto divertente e diverso da come lo si puo' immaginare solo guardandolo.

Ecco, questo era il team di sabato. Il primo in basso a sinistra e' proprio Kazufumi, mentre gli altri due a destra inginocchiati sono Taisuke e Kōichiro, ex compagni di liceo del cuoco provetto e solidi compagni di izakaya.

Tornando alla partita, purtroppo e' finita male. Dopo il punteggio in perfetto equilibrio fino al secondo inning supplementare, abbiamo perso alla morra cinese.

A questo punto, stanchi e amareggiati, ci saremmo dovuti dirigere a casa. Vorrei dire di essere stato ignaro a quel tempo di cosa mi sarebbe aspettato, ma purtroppo ero ben conscio che la giornata non era conclusa, e con il calare del crepuscolo altre prove mi attendevano nella vicina Ōkubo...

mercoledì, novembre 21, 2007

La crew

A volte ritornano, a volte no. E altre volte ancora arrivano tutti insieme. Ieri e' stato un pillolone non da poco, un'esplosione di reminescenze proustiane che mi ha quasi commosso.

Ieri pomeriggio sono andato a trovare Eun Son alla scuola dove lavora, che poi e' la stessa che ho frequentato. Appena uscito dalla stazione di Yoyogi, neanche a farlo apposta mi si para davanti, piu' incredulo di me, il Coreano Molesto che saltandomi al collo (ecco perche' e' molesto) mi ha fatto un mucchio di feste e, dato che era di corsa, ha promesso un festone per sabato (ed ecco perche' nonostante sia molesto andiamo d'accordo).



La foto e' abbastanza indicativa: sono rappresentati quattro ebeti confinati nella stanza fumatori. Il primo a sinistra e' proprio lui, il CM, segue Marvin (Filippine), Khan (Bangladesh) e Ibedon (Nigeria). Non e' una foto a caso, nel senso che alla fine era il gruppo con cui mi trovavo meglio e con cui ho organizzato le serate migliori. Di loro ieri ho visto solo il CM: Khan era gia' andato via, Marvs ora frequenta i corsi mattutini e Ibedon ha lasciato la scuola da un bel po'. Ora fa l'insegnante di inglese per bambini delle elementari, confesso pero' di non riuscire a immaginarmi la scena. Preciso che Khan non ha una tika in fronte, era un adesivo trovato non so dove col quale scimmiottava movenze indu'. Autoironia.

Tornando a ieri, piu' mi avvicino alla scuola e piu' gente si ferma a salutarmi per strada: non che fossi cosi' popolare, ma essendo stato l'unico italiano in tutto l'istituto mi aveva dato un minimo di particolarita'. Cosi' ecco I Yon (sempre tiratissima e ben truccata) che addirittura scavalca il guard rail Hisashiburiiiiiii esclama sorridente.

Fuori della scuola, il resto della crew. Motherfuckeeeeer dal Ghana con furore, questo e' David che col suo ottimo inglese (e il sempre pessimo giapponese) mi saluta garbatamente. Assieme a lui Kobe e -sorpresa!- Siripong, il 19enne di Bangkok che avevamo in classe i primi tempi, finche non ha lasciato precocemente la scuola per andare a lavorare come barman in un night thai.

Sono davvero stupito,
non lo vedevo da quando Jey Myong si era rotto la clavicola facendo a botte col suo capo (gran serata pure quella, se non fosse che Jey Myong ha dovuto subire un intervento alla spalla ed e' stato due mesi col braccio al collo; da qui la lezione "mai molestare un thailandese, mai"). Sta sempre bene Siripong, occhialoni e l'aria di chi cascasse il mondo e' tranquillo. La foto e' un reperto di altri tempi, eravamo nel locale coreano a Kabuki-chō dove lavorava Ka Jin (la ragazza in piedi).

Ci scambiamo promesse di nuove serate assieme e ci spero davvero perche' mi mancano moltissimo i primi tempi della scuola, quando ci si parlava piu' a gesti che a parole ma si stava assieme da dio, imparando a conoscersi per come ci si comportava e non per i concetti espressi (che non andavano oltre al "io tu birra insieme").

Entro a scuola e ci sono tutti gli altri. La scuola non e' cambiata di una virgola: qualche rinnovo tra gli inseganti forse ma in generale lo zoccolo duro rimane. Tra cui Kidokoro sensei, la responsabile di classe che piu' ha legato con noi.



Kidokoro Asami, la si vede in blu nella foto (quello "in nero" invece e' David hahaha), ha la mia eta' e noi siamo stati la sua prima classe. A spiegare non era sempre il massimo, ma compensava con una simpatia e un attaccamento per noi incredibile. Tanto che non saltava una delle nostre feste, anche perche' nell'eventualita' ci pensava il CM a farla desistere dallo stare a casa.
Da lei abbiamo probabilmente imparato di piu' fuori che dentro la classe, e forse e' il modo migliore per apprendere il giapponese, senza contare che dopo un paio di birre sentirla parlare era uno spasso.

Il post di oggi e' sconclusionato, ma e' stato dettato da un'ondata di nostalgia implacabile. Spero vivamente che il CM non tiri pacco sabato, anche se non ci spero molto: in genere il weekend e' critico per chi lavora nella ristorazione (vale a dire il 90% degli studenti) e non e' quasi mai possibile incontrarsi tutti. E anche per questo motivo quando l'occasione accade e' solitamente memorabile.

martedì, ottobre 16, 2007

Sfatiamo il mito - parte 2

Torniamo all'offerta gastronomica giapponese -o meglio- alla gastronomia offerta in Giappone. La precisazione e' necessaria visto che oltre alla cucina indigena tratteremo anche i particolari piatti che vanno di gran moda sulle tavole giapponesi, al di la' della originaria provenienza.

E come non iniziare dall'izakaya, la trasposizione dell'italiana osteria per certi versi, che e' sicuramente uno dei posti piu' tipici dove andare a mangiare con amici, a sbronzarsi con amici, o ad aspettare l'alba perche' si e' perso l'ultimo treno (sempre con amici).
Di izakaya ne esistono miriadi di tipi, da quella tradizionale a conduzione familiare alle grandi catene che spadroneggiano nei centri urbani. Sono spesso diverse per arredo, ubicazione e prezzi ma generalmente tutte sono accumunate da un menu estremamente vario e, tra loro, molto simile.

La cucina delle izakaya non ha una regionalita' o una nazionalita' ben definita, per quanto strizzi ovviamente l'occhio ai piatti giapponesi piu' comuni. Si troveranno quindi spiedini di pollo, sushi e sashimi in combo set vari, pesce alla piastra, miso e riso bianco, ma anche pizze (sono molto simili a piadine condite con pomodoro e formaggio generico in realta'), insalatone, involtini cinesi, omelette, piatti di pasta, patatine fritte, stuzzichini pastellati e un'infinita varieta' di ricette combinate prendendo spunto dalle varie cucine che tirano per la maggiore.



Alcuni piatti escono cosi' colorati, strambi, e di odori/gusti talmente sconosciuti che e' quasi un piacere provarli. "Quasi" perche' spesso esperimenti come gli "involtini primavera con formaggio fuso" (che vedete nella foto nella parte sinistra del piatto, a fianco di non mi ricordo piu' cosa) non sono proprio quel che si dice un ottimo abbinamento di sapori.

L'izakaya rimane comunque un'esperienza che piu' che "da provare" diventera' "ordinaria" per tutta una serie di ragioni: orario continuato 24/7, localizzazione capillare, menu periodicamente aggiornati con novita' (che se di successo diventano regolari), servizio al tavolo rapido (ricordando che si tratta di cibi precotti) e prezzo davvero contenuto. Il fatto poi che affezionandosi a una particolare catena (chi ha detto Za-Watami?) si ha la certezza di ritrovare il medesimo gusto negli stessi piatti di ogni filiale, e' soggettivamente un plus.

Ma attenzione. Oltre all'offerta nipponica, ci sono diverse varianti per mangiare in compagnia, a partire dalle osterie di tipo koreano. Queste non hanno un nome preciso, o meglio lo avranno sicuramente in patria, ma in Giappone per dire "andiamo a mangiare koreano" si dice andiamo a mangiare da [nome del locale]; questo principalmente perche' non esistono famose catene di osterie koreane, e le insegne private spopolano. A ragione direi.


E' il caso del Gunbali ad esempio, locale di Shin Ōkubo che ha tra l'altro aperto da poco una filiale a Ōkubo (sempre in zona). Ormai si va a Ōkubo perche' il Chamisul (참이슬), che potete ammirare svettante al centro della tavola, costa meno.
Al Gunbali fanno diversi piatti tradizionali koreani, anche se vengono in genere snobbati tutti dal sottoscritto visto che il piccante mi stuzzica poco, e si finisce sempre per prendere la carne di maiale alla piastra o sangyopsal (삼겹살) per dirla alla koreana. Come si evince dalla foto, il sangyopsal e' accompagnato da un monte di accessori, che non sono dei contorni ma servono a preparare il boccone vero e proprio.
Infatti, dopo aver tagliato le striscione di maiale cotte, le si intinge in salse e/o sughi a piacere (ce ne sono generalmente due), le si adagia su una foglia di insalata, si aggiunge del riso, cipolle e/o spinaci, si infagotta l'insalata e si mette in bocca.


Piu' o meno cosi'.

Altra tipologia di locale molto gettonata e' dove si mangia yakiniku, carne alla griglia. La differenza con quello che si potrebbe immaginare standard in occidente, e' che la carne e' gia' tagliata a bocconi (nulla di nuovo, e' tipico della cucina orientale) e viene servita cruda.



La cottura e' infatti lasciata al cliente, che grazie al fornello in dotazione al tavolo se la cuoce come preferisce. Esistono ovviamente locali di diverse fasce di prezzo, e in genere il fornello e' elegantemente incassato nel tavolo. La bettola in cui la foto e' stata scattata pur non presentando queste finezze ha carne buona e prezzi ancora meglio.

In conclusione, la carrellata proposta vi portera' comunque di fronte a tavolate ricolme di piatti, piattini, ciotole e ciotolette, bicchieri bicchierini e boccali. Perche' in Asia non esiste il concetto di antipasto, primo e secondo: si mangia tutto contemporaneamente, e si divide il piatto scelto con quello scelto dagli altri commensali.



Dopodiche', ognuno fa quello che gli pare :)


[Disclaimer - Il testo era pronto da mesi, volevo aspettare di avere foto migliori da allegare, ma alla fine mi sono deciso per le originali previste. Mi scuso per immagini tecnicamente sbagliate, ma i momenti in cui sono state scattate non concedevano certo un mood da fotografo.]

lunedì, ottobre 15, 2007

Idle

Dopo un'estate psicologicamente movimentata, e' il momento di fare un punto della situazione, accorgendosi che la propria vita sta per essere rivoltata come un guanto. "Sta per", non ancora ma quasi, siamo tutti in attesa. Qualunque sia l'esito.

domenica, maggio 13, 2007

Sfatiamo il mito - parte 1

Il mito di cui sopra e' l'esoticita' del cibo in Giappone. A partire dai parenti e dagli amici piu' intimi sono molte le persone che mi domandano "come faccio col cibo giapponese", nemmeno fosse a base di arsenio e zolfo.
Diciamolo, un po' tutti (io compreso) le prime volte che si va a provare cucina asiatica abbiamo dubbi e remore, per lo piu' fondati su pregiudizi. Come ad esempio che in Giappone la dieta e' a base di sushi, che in Cina si mangiano formiche e in Thailandia... anzi sulla Thailandia non commento perche' e' vero che mangiano di tutto. Anzi, tutto.

Torniamo a noi: smentire l'affermazione precedente e' semplice, senza contare che chiunque con un minimo di sale in zucca dedurrebbe che il solo pesce crudo non puo' essere a base di una dieta bilanciata. E' invece vero che la cucina giapponese e' tradizionalmente basata sul pesce, ma non solo: oltre agli altri innumerevoli prodotti del mare esclusi quelli ittici, l'altro grande pilastro della dieta nipponica e' da sempre il riso, che qui in genere si usa cucinato a vapore.
Non mi dilungo sulle qualita' nutrizionali di questa o quella cosa, passiamo alla parte divertente.



Questa e' una colazione tradizionale giapponese. La foto e' piccola e non si capisce bene ma fa niente. Guardando anche superficialmente l'immagine si nota appunto il piatto principale a base di pesce (in questo caso salmone, ed e' cotto) e in alto la ciotola di riso. A contorno ci sono diverse altre pietanze: tamagoyaki, che e' una specie di frittata alta e soffice, il tōfu (quella cosa bianca nel pentolino), che si ottiene cagliando la soia fermentata, e l'oshinkō, che sono le verdure sotto sale tagliuzzate . Ce ne' un po' per tutti i gusti, questa combinazione e' solo una delle tante possibili.



Passiamo ad altro, ossia alla cena. Sempre in tema di cucina tradizionale il pasto serale si presenta piu' o meno cosi'. Subito si nota la presenza di carne, che ricordiamo fino a 30 anni fa era un ingrediente piuttosto lussuoso, e diversi sformati ottenuti da impasti vegetali (non chiedetemi i dettagli, non mi piacciono e non lo assaggio volenteri). Nelle coppette chiuse ci sono una specie di risotto ai funghi (i funghi sono un altro ingrediente comunissimo nella cucina orientale in genere) e una specie di budino di soia. Sotto al velo invece c'e' sashimi, che non e' altro che fettine di pesce crudo, che di solito si usa come antipasto. Immancabile anche in questa immagine uovo e salsa di soia, utilizzabili a piacere su questo o quel piatto per insaporire.

Questa, ricordo, e' la tradizione. La cucina tipica per intenderci; un po' come se stessi commentando la polenta e osei della tradizione veneta.
Ora pero' e' il 2007, il Giappone ha volumi di scambi commerciali annui da capogiro e tra le merci vi sono anche cibi, in primis carne e verdure "nostrane". La dieta e' mutata radicalmente rispetto a 30 anni fa, ampliando la varieta' di piatti e introducendo una massiccia dose di proteine animali: a dimostrazione di questo basta confrontare le altezze medie dei giovani di oggi con la generazione precedente, e volendo vedere anche il rovescio della medaglia consultare la statistica della percentuale di obesita' sul suolo nazionale.


Insomma, qui si mangia di tutto. Non sempre cucinato alla nostra maniera ovviamente, ma i piatti sono vari e particolarmente appetibili anche se si e' di gusti difficili (come me per dirne uno a caso). Questo che mostro ad esempio e' un "tradizionale" barbecue dei giorni nostri: verdure, funghi, salsicce e carne di manzo; non differisce particolarmente da quelli che usavo mangiare dal Max le domeniche di festa, se non che forse dal fatto che il tutto sulla piastra si gira con gli hashi e non con i forchettonini di metallo.

Nella prossima parte, vediamo la "nouvelle cousine" delle izakaya e qualche piatto di altre nazionalita'. Sempre se trovo foto utilizzabili tra quelle che ho...

martedì, maggio 01, 2007

Metti una vasca all'aperto - parte II

Ovvero, il ritorno alle onsen.
Il viaggio e' stato deciso abbastanza alla buona, giusto una settimana fa. L'occasione d'altronde, e' ghiotta: siamo in piena GW, che non sta per Guild Wars ma e' l'acronimo di Golden Week, ossia i 7 giorni di feste varie e ponti che tutti i giapponesi aspettano ogni anno per fare un viaggio all'estero o piu' semplicemente in qualche altra prefettura nazionale, e anche noi approfittando dei giorni di ferie piu' o meno concomitanti abbiamo deciso di fare i turisti.

"Noi" sta questa volta per quattro persone: Un Son, Methini, il Coreano Molesto (cosi' come i piu' lo conoscono) e il sottoscritto. Insomma niente mega comitive come il viaggio a Misagami, ma una spedizione piu' intima, con gli spartani obbiettivi di lasciarsi sciogliere nel rotemburo, sparlare liberamente del prossimo, e finire le 5 bozze di sochu appositamente comprate per il viaggio.

E come in ogni buon romanzo di formazione (come se questo lo sia stato... ma mi piace come paragone) il viaggio prende la parte piu' importante del racconto. Il viaggio di andata effettivamente con le sue 6 ore di durata e' stato matematicamente una delle parti piu' lunghe della vacanza, nonche' la piu' interessante sia spiritualmente (secondo la legge del "Sabato del Villaggio") sia visivamente.
Il tempo infatti e' stato stranamente generoso, concedendo con insolita clemenza un'intera giornata di sole (e nottata di stelle) con temperature finalmente tardo-primaverili.
La partenza e' stata programmata alle 10 di mattina, ma con tutto l'hype accumulato (soprattutto dal CM per il fatto che Methini ha accettato di venire) ci siamo trovati alla stazione di Shin Juku un'ora prima. Tempo quindi per prendere -ancora stupiti- il sole, andare a comprare i panini per il pranzo (scoprendo che il Mac vicino alla stazione fino alle 10:30 vende solo i panini della mattina, che hanno tipo bacon, pancetta et similia), bibite e biglietti.
Il piano e' stato seplice: shinkansen ed espressi hanno il supplemento, noi che siamo gente alla buona prendiamo solo i locali e ce la caviamo con una spesa irrisoria. Spesa irrisoria e una tabella di marcia che ha compreso 4 cambi e 3 ore di tempo in piu' delle opzioni "business".



Come scelta puo' sembrare opinabile, ma il fatto e' che solitamente non usciamo mai da Tokyo (personalmente le eccezioni sono le mie visite a Kahinin-Makuhari in Chiba) e vedere com'e' il resto del Giappone fuori dalla metropoli ha sempre il suo fascino.
Perche' ci si accorge che oltre alla sterminata colata di cemento che ormai ha ricoperto l'intero Kanto, a poche ore dal palazzo imperiale ci sono ancora paesaggi come questo, posti insomma che guardandoli ti fanno pensare che probabilmente la gente che ci vive ha ancora un ritmo di vita umano.



Il viaggio insomma e' trascorso liscio e piacevole: siccome non siamo sprovveduti (anzi, la compagine femminile non e' sprovveduta) ci siamo debitamente attrezzati per il viaggio. Nell'immagine qui sopra si puo' infatti vedere Un Son con il bagaglio dei viveri. Tra un cambio di treno e l'altro abbiamo trovato il modo di svuotare il tutto, e senza grossi meriti visto che siamo usciti dall'ultima stazione solo nel tardo pomeriggio.

La nostra destinazione era un paesino sperduto in mezzo alle montagne della prefettura di Gunma, fuori dalla portata del turismo di massa, commercializzazione selvaggia e pure del campo dei cellulari. Una serie ininterrotta (e interminabile) di strette valli scavati da vivaci torrenti ci hanno fatto da sfondo nell'ultimo tratto percorso in autobus, e nonostante non sia la prima volta che vengo a Gunma rimango sempre stupito dalla natura presente in questa regione. Sembra una Treppo di oltre oceano, sia per conformazione geologica che per livello di isolamento presente. Le differenze ovviamente ci sono, e quelle che saltano subito all'occhio sono l'architettura delle case (e fin qua nulla di strano) e la composizione del terreno, che in queste vallette e' talmente ferroso che tutte le rocce hanno un colorito rugginoso, specialmente quelle che fanno da letto ai torrenti.

E il rotemburo dell'albergo (chiamarlo albergo e' forse eccessivo, si trattava di una locanda di modeste dimensioni, per quanto deliziosamente gestita e arredata) infatti non era altro che la porzione di un letto di un torrente appositamente arginata laddove dalle grosse rocce che fanno da fondo escono acque termali. La zona e' meravigliosa: la valle e' molto stretta e alla vasca cosi' ricavata fanno da parete gli scoscesi versanti dei monti ricoperti da aghifoglie. Uno stretto sentiero porta dalla strada alla rive dell'acqua, e appena arrivati si viene accolti da un lieve odore di zolfo.

Una volta spogliatisi, ci si lascia cogliere un attimo dal freddo ancora pungente dell'aria di montagna e con la dovuta attenzione ci si immerge nelle acque. L'attenzione va posta alle pietre piuttosto scivolose per la presenza di alghette e muschi, ma una volta entrati e debitamente sedutisi, il problema svanisce. E ci si trova a mollo in un'acqua leggermente torbida, piuttosto calda e con zone alle bocche dei flussi termali veramente bollente; fortunatamente le si nota facilmente dalla presenza in superficie delle bolle.
E poi nient'altro, silenzio e pace, mentre si assapora con tutto il corpo la stupenda sensazione di tepore mentre il vapore salendo dalla superficie dell'acqua crea una bellissima cortina tutt'attorno.

Non eravamo ovviamente gli unici purtroppo, e anzi la massiccia presenza di uomini (e solo uomini) nelle ore pomeridiane ci hanno scoraggiato inizialmente, piu' che altro per il pudore delle ragazze. Abbiamo cosi' rimandato il bagno alla notte, e forse e' stato anche meglio vista la suggestione dei posti e il gusto del rischio a scendere al rotemburo nel buio piu' totale, armati solo della luce di una torcia elettrica.

Non esistono purtroppo immagini delle terme (per non rischiare denunce per voyeurismo piu' che altro), cosi' ne allego una del CM e Methini intenti a non fare assolutamente nulla. Il tempo in stanza e' trascorso ottimamente, tra la deliziosa cena tradizionale, i dolci giapponesi e ovviamente il Chamisol (chiamarlo sochu e' riduttivo).



Mancano poi testimonianze visive del quartetto in yukata, delle battaglie tra i futon e le facce segnate dalla levata alle 5 e 30 per fare l'ultimo bagno, ancora una volta indisturbati.
Ma a raccontare tutto si toglie spazio all'imaginazione, e soprattutto si intaccherebbe pesantemente la patina di decenza che ancora ricopre i personaggi descritti, quindi -ancora una volta- soprassediamo.

N.B. per tutti quelli che si lagnano dei dettagli: un click sinistro sopra alle immagini e le avrete a grandezza naturale.

venerdì, aprile 20, 2007

Senza lode e senza infamia

O magari un po' di infamia c'e'.
Sono due giorni che convivo con uno stramaledetto bacillo influenzale che mi ha lasciato senza forze, senza contare che con la tosse che ha portato non riesco nemmeno a dormire, come se non ne avessi bisogno.
La causa di tutto, probabilmente, e' che da domenica il tempo qui e' piu' che pessimo: piove continuamente e tira un vento parecchio fastidioso. Abituato ai tepori di casa (e colto anche da eccessi di galanteria, bisogna ammetterlo) mi sono trovato esposto alle furie metereologiche per troppe sere, e il risultato -un po'- me lo merito.

Oltretutto oggi ho sfidato le mie forze per andare a comprarmi una medicina (i pilloloni portentosi dell'anno scorso sono purtroppo finiti), e la maledetta farmacista mi ha prescritto una roba in polvere. Nulla di male ok, ma questa dannata cosa non si scioglie nemmeno in 2 bicchieri d'acqua, e oltretutto ha un gusto che va oltre ogni livello di disgusto. Nella speranza mi faccia per lo meno dormire persevero e la prendo, spero nella benevolenza dei kami.

Stavo cercando un'immagine da pubblicare (giusto per non perdere il ritmo), ma non ne ho molte di recenti. O meglio ne ho ma sono sotto la soglia minima della decenza. Cosi' ho deciso di fare un quiz: chi indovina l'identita' della persona immortalata vince un qualcosa random da Tokyo. Non sara' facile per i piu', ma non posso mica svenarmi per la gloria.
(^。^ )

domenica, aprile 15, 2007

Metal Gear Solid Philantropy - Trailer

Bravissimo Giacomo.



Per chi vuole l'alta risoluzione e i sottotitoli in italiano, click qui.

giovedì, marzo 29, 2007

Piccola parentesi turistica

Spesso gli amici (ma soprattutto mia sorella) quando vedono le mie foto mi chiedono come mai non riprenda mai immagini di Tokyo, o comunque di quello che mi circonda.
I motivi sono principalmente due: il primo e' che il vivere ogni giorno a contatto con i medesimi posti fa passare l'emozione del paesaggio; l'anno scorso forse mi sarei dilettato a scattare foto di Shibuya, Shinjuku, Tokyo e cosi' via, ma ero sfortunatamente sprovisto di macchina fotografica (haha).

Il secondo motivo e' legato anche al tipo di posti che usualmente frequento: Tokyo in generale non si puo' dire una bella citta', cosi' come la potrebbe intendere un europeo. Mancano le piazze, monumenti, palazzi storici (e anche se gli ammerigani ne avessero lasciato intatto qualcuno, invece di bombarare a tappeto nel '45 ci avrebbe pensato la speculazione edilizia degli anni '80 a toglierli di mezzo): certo non mancano templi, cimiteri tradizionali e ovviamente gli edifici imperiali, ma sono dislocati in luoghi che generalmente non frequento. *Potrei* andare a vederli, e' vero, ma di solito se ho tempo libero preferisco andare a visitare posti fuori Tokyo. E' forse oggettivamente sbagliato, ma per il momento sopporto (^。^ )

Tornando a noi e ai commenti di cui sopra, questa mattina tornando a casa da una piacevole serata con amici ho fatto un orario un po' ibrido: ero a mezz'ora dall'orario di apertura della Yamanote, presto per aspettare mezz'ora il primo treno -classicamente stracolmo di gente oltretutto- ma anche tardi per pensare di farmela interamente a piedi. Cosi' ho deciso di incamminarmi in direzione di casa e prendere un treno alla stazione successiva, cosi' da poter immortalare anche qualche scorcio dei posti in cui spesso bazzico.



Iniziamo da Shibuya: per quanto luccicante e affollata sia di giorno, la sera i suoi vicoletti hanno tutti questo aspetto. La monnezza per terra e' normale, mancando del tutto a Tokyo cassonetti e cestini (cfr. post dell'agosto scorso), cosa tra l'altro comune in gran parte dell'Asia orientale. Nonostante tutto pero', questa e' la Shibuya piu' intima, per pochi. Nel senso che la condividono i nottambuli e i grossi ratti che frugano nella spazzatura.



Fioriti! Questi alberi che adornano una delle strade che si diramano dal lato sud della stazione di Shibuya sono i primi ciliegi che vedo in fiore; il caldo di questi giorni ha finalmente fatto schiudere le gemme, e infatti per sabato prossimo abbiamo organizzato l'hanami al parco di Yoyogi...



Il Sole ormai sorge mentre cammino per la strada che da Shibuya costeggia la linea ferroviaria e arriva a Ebisu. Diritta davanti si staglia inconfondibile la mole della stazione JR (che come avviene usualmente contiene un paio di centri commerciali), mentre i primi treni percorrono la Yamanote. Ebisu a queste ore mi e' particolarmente familiare, essendo tappa abituale nel percorso di ritorno dai club di Roppongi.



Gotanda finalmente! Il sole ormai e' alto sul piazzale di fronte alla stazione ancora semideserta.

sabato, marzo 17, 2007

Archiviazione di una settimana di fuoco

Che poi e' la settimana del FOODEX.
Come ogni anno puntuale alla terza settimana di marzo, e' stata una fiera che ha visto esposti alimenti e bevande provenienti da tutto il mondo. Ma su questo nulla di nuovo, come non e' nuovo il fatto che Kahinin-Makuhari, vivace borgo nella vasta campagna di Chiba, si sia trovato invaso da una moltitudine di persone alla quale il posto e' tuttavia abituato, testimoni le decine di imponenti strutture alberghiere dai 50 piani che troneggiano nei dintorni della stazione JR.

Come ogni anno c'era anche l'ICE a organizzare il padiglione italiano (anche questa volta il piu' esteso per superficie) e nonostante un'organizzazzione tecnica non eccellente (gli stand sono stati appaltati a Eurostand, l'azienda che si occupa degli allestimenti della Fiera di Milano, come abbiano vinto la gara non si e' ancora capito) si e' riusciti a coordinare e seguire gli oltre 200 stand italiani.
E i seminari giornalieri.

Insomma bene: meglio dell'anno scorso anzi, grazie all'esperienza maturata e alle migliorate capacita' linguistiche. Mi spiace solo non aver potuto utilizzare anche il mio rudimentale coreano, ma me lo riserbero' per la prossima volta.
Spiccano tra le varie cose, il bottino portato a casa ovviamente, e lo stipendio settimanale straordinario che mi ha pienamente ripagato degli sforzi impervi di svegliarsi alle 6 ogni mattina.

Provo ad allegare anche una fotografia: non e' particolarmente significativa ma presenta il sottoscritto in compagnia del dott. P, figura monumentale degli uffici dell'ICE Tokyo, ferventemente impegnato a smantellare lo stand dopo la chiusura dei lavori di venerdi.



A completamento della descrizione della settimana, vanno aggiunti i fine serata nelle izakaya di Makuhari, e il tentativo del suddetto dottore di portarmi a bere Chianti Classico dalla bottiglia sulle panchine di Takashimaya a Shinjuku. Perche' afferma che a Firenze si usa cosi'...

sabato, marzo 03, 2007

Metti una vasca all'aperto e i fiocchi di neve

Capitano spesso periodi in cui non riesco a trovare il tempo di scrivere, o meglio in cui non ho voglia di mettermi a scrivere.
Vuoi per mancanza fisica di tempo, per l'umore altalenante o per penuria di argomenti interessanti, oppure come piu' spesso capita non mi piace quello che scrivo e le righe digitate finiscono a tempo indeterminato nella famigerata cartella bozze.

Pero' di cose da dire ne ho, se non altro per la piacevole gita trascorsa nella prefettura di Gunma assieme ad un folto gruppo di amici. Destinazione le terme di Misagami, che vantano una storia pluricentenaria e sono piuttosto conosciute nel Kanto; non come il mega complesso di Hakone ma per lo meno la quiete e' certamente maggiore.
Ed era proprio la quiete che cercavo (uso il singolare perche' la maggior parte della compagnia non era dello stesso avviso, ma ne parlo piu' tardi): dopo 2 mesi di ritmi frenetici, alleviati dal clima non troppo rigido di quest'inverno, il bisogno di staccare la spina e' diventata un'ossessione.

Ossessione sparita nel momento in cui mi sono infilato nel rotemburo, la vasca all'aperto della sorgente termale.
Il posto si trova sulle rive di un fiume, in una zona montana: il corso d'acqua ha scavato la sua strada nella roccia cosi' le sponde si alternano tra ampi spazi argillosi e pareti calcaree, spettacolo ben visibile immersi nell'acqua calda della onsen. Attorno, solo dorsali di montagne verdissime per le molte agrifoglie presenti, e nessun rumore se non lo scrosciare dell'acqua della fontanella termale e l'immaginario rumore della neve che cade.
Per una congiunzione astrale inaudita infatti, nel momento in cui siamo arrivati alle terme fino alla domenica successiva, a Gunma ha nevicato. Non moltissimo a dire il vero, ma la notte di venerdi e la mattina di sabato i fiocchi erano abbondanti e fitti, e non esiste condizione migliore per rimanere immersi in acqua calda, parlando del piu' del meno con amici e bere sake appositamente collocato su tazzone di legno galleggianti.

E' stato davvero magnifico, non mi sarei mai aspettato un risultato simile. Non e' la prima volta che vado in una stazione termale, ma tra quelle di Odaiba o comunque in zona ancora metropolitana e la quiete di Misagami ci passa un oceano.

Va detto che anche la compagnia ha fatto la sua parte: non e' facile ritrovarsi con un nutrito gruppo di persone, sia per gli impegni personali sia, soprattutto, per gli impegni di lavoro (dato che la stragrande maggioranza di loro lavora 6 giorni a settimana...). Ma quando ci si riesce, il risultato positivo e' garantito.

Detto questo, voglio rompere la tradizione millenaria della mancanza di foto in queste pagine per presentarvi un tipico clan yakuza dell'honshu orientale. Il capo famiglia e' il tipo al centro, sembra davvero un tipo rispettabile e simpatico, attorno ci sono scagnozzi assortiti.



A proposito degli scagnozzi, come si confa al popolo giapponese hanno una gran passione per l'alcol, per quanto non lo reggano per niente (salvo rare eccezioni). Cosi' dopo aver comprato preventivamente 10 bottiglie di sochu (di quello buono, d'importazione coreana) abbiamo passato la serata a finirlo, con un finale degno, o meglio dire indegno.

Ci sono filmati a riguardo, ma li terro' privati per decenza.

mercoledì, gennaio 24, 2007

100% Giapponese - Il lato oscuro

Tokyo e' la gente che affolla il semaforo di fronte alla stazione JR di Shibuya.
E' la fila di persone fuori dei locali dove si mangia ramen in piedi alle 13 di ogni giorno.
E' il bambino che alle 6 e 30 esce di casa con i pantaloni alle ginocchia per andare alla rinomata scuola elementare che dista 1 ora da dove abita.
E' il signore brizzolato e ben vestito che appoggiato alla sua 24ore vomita sulle scale della metro di Shinjuku dopo la quotidiana serata con i colleghi di ufficio.
E' l'insieme delle facce stanche dei lavoratori part time che tornano a casa a mezzanotte e si pigiano ordinatamente nelle carrozze ferroviarie cosi' come faranno tra 7 ore i loro colleghi diurni.
E' la famigliola sorridente vestita a camice a quadri che la domenica va al parco cittadino, e si cerca uno spazio a sedere in mezzo alle altre 13.000 famiglie sorridenti simili.
E' l'impiegato che tira un sospiro di sollievo perche' il suo unico giorno di riposo settimanale e' finalmente giunto, e dopo tanto potra' finalmente dormire.

domenica, gennaio 14, 2007

Anno nuovo...

...la conclusione della frase pare scontata, e effettivamente in parte rispecchia la realta'.
Tornato a Tokyo dopo un viaggio faticoso (per il mio braccio destro, infortunato sulla neve e costretto a portare pesi improbi) mi sono appropriato del nuovo appartamento e con stupore e delizia ho ricontrato che consiste in uno spazio vivibile.

La zona non e' distante da dove abitavo precedentemente ma e' totalmente nuova per me, motivo per cui mi spettano diverse passeggiate alla ricerca di negozi e servizi essenziali: un Origin Bento in primis, seguono a ruota lavasecco e fast-food. Il combini invece l'ho gia' trovato.

I primi due giorni li ho trascorsi in devastanti camminate per il centro: il bel tempo e la mancanza di un abbonamento JR mi hanno fatto macinare un discreto numero di kilometri tra Gotanda e Yoyogi. Non so quantificare esattamente le distanze percorse ma mi documentero' a riguardo...

Da lunedi riprende il tran tran a pieno ritmo e ancora non mi sono abituato al fuso orario, speriamo bene.