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U2 - City of Blinding Lights

[How to Dismantle an Atomic Bomb - 2004]

martedì, dicembre 11, 2007

Figuri in cui potreste incappare

Kōgyaru, loligoth, ganguro eccetera sono ormai una stereotipata icona dei giovani della capitale, e fanno un baffo ai ceffi che invece vi propongo qui sotto.

Tipologie 1 e 2: Kat-tun boy & Surfer
I due esemplari qui sopra rappresentano due diverse correnti di moda urbana: il primo si rifa' espressamente alle visual boy band che affollano il panorama rock giapponese, tra cui una delle piu' rappresentative sono appunto i Kat-tun. Il campione preso in esempio oltretutto e' veramente rappresentativo di questo stile, complice il fascino androgino che lo contraddistiungue (anzi piu' che contraddistinguere spesso lo fa confondere con una ragazza, ma queste sono altre storie).
A fianco un esempio di Surfer giapponese: anche se a primo acchito puo' sembrare simile al Kat-tun boy si possono notare diversi contrasti. I capelli per quanto lunghi e colorati sono acconciati in modo piu' sobrio, e l'abbigliamento e' tipicamente in linea con lo stile californiano (la maglietta con la scritta baroccheggiante ne e' la lampante prova). Le differenze proseguono poi alle scarpe e al modo di parlare, ma a questo riguardo la foto e' muta. Ritorneremo sull'argomento.

Tipologia 3: Nanpa Gaijin

Altra tipologia di cui Tōkyō e' affollata e' il Nanpa Gaijin. Il nome deriva da due parole giapponesi: nanpa e' lo slang per indicare il rimorchiare ragazze e/o ragazzi per strada, attitudine ben radicata da queste parti. Gaijin invece e' l'abbreviazione per Gaikoku Jin, ossia straniero.
E' quindi intuitivo il carattere distintivo di questa compagine di persone, che si immedesimano cosi' bene nella cultura locale che non possono fare a meno di imparare anche queste raffinate arti indigene.
E va precisato che a noi stranieri il nanpa riesce particolarmente bene, per motivi troppo complessi che non sto a spiegare (lol).

Ma passiamo ora al clou della presentazione, la classe misteriosa che agisce nell'ombra e spunta fuori quando uno meno se lo aspetta...

Tipologia X: il Coreano Molesto
Non ci sono parole adatte per descrivere questa ristretta elite di persone (una), eppure e' parte integrante della vita mondana della Capitale. Si tratta di gente astuta, che sa come e quando convincere una massa piu' o meno numerosa a darsi a improbabili bagordi fine-settimanali, ma ogni tanto colpisce anche il martedi e il giovedi. Hanno passione sfrenata a cantare struggenti canzoni d'amore al karaoke, e farebbero di tutto per aggiungere al conto un'ultima bottiglia di Chamisul.
Sono quindi schedati come individui pericolosi di classe A, evitateli se non siete al massimo delle vostre forze fisiche e mentali.

E con questo si conclude il breve documentario. Un ringraziamento agli ignari che sono finiti immortalati, e fortunatamente uno solo su quattro potra' decifrare cosa si scrive su di loro.

giovedì, dicembre 06, 2007

Kōzu Banzai!

Mi accingo a scrivere gia' pensando alle esclamazioni di alcuni (ciao Fabio!) leggendo solo il titolo del post.

Domenica mattina c'era un tempo splendido e poche idee su cosa fare: ho cosi' pensato di realizzare un progetto che avevo in mente addirittura dall'estate scorsa, che per mancanza di tempo o di voglia ho sempre rimandato.

Cosi' mi sono diretto alla volta di Ōsaki, che e' uno degli hub ferroviari che legano la provincia di Tōkyō con quella di Kanagawa e ho atteso impazientemente un treno in direzione di Odawara.
Conosco piuttosto bene il circondario della stazione di Ōsaki, avendoci abitato per un bel po' di tempo (e non finendo mai di rimpiangere la comodita' del posto), cosi' l'attesa non e' stata per nulla noiosa: una passeggiata verso il tempio del quartiere (dove risiede una statua della Scimmia), un salto al Beck's Cafe e arriva l'ora di prendere il rapido per Hiratsuka.

E' la tarda mattinata di domenica, il treno che solitamente e' strapieno di pendolari nella tratta Yokohama-Shin Juku e' piacevolmente vuoto, con l'imbarazzo della scelta per sedersi. Cosi' prendo posto vicino al finestrino, e mi lascio incantare dai paesaggi della provincia.

Dopo Kawasaki si entra a Kanagawa, prima fermata e' proprio Yokohama, con i suoi grattacieli bizzarri e le bianchissime costruzioni in riva alla baia. Il treno prosegue mentre il paesaggio volge verso l'extra-urbano, e le case si fanno sempre piu' rade e sempre piu' intervallate da campi e boschetti.
A Hiratsuka cambio e prendo un locale, che in pochi minuti mi porta fino alla stazione di Kōzu.

Eccola, precisa identica a come e' disegnata in Generation Basket ("I'll" per chi lo conosce col nome originale), in bella mostra la tettoia dove si appollaia Yamazaki.
Rimango un po' stupito dal fatto che attorno alla stazione non c'e' assolutamente nulla, niente Red Barns ne' niente. E' una stazione di campagna, con il piazzale per i bus e i taxi e null'altro.
Scendo sulla strada principale, che e' una lunga statale che corre parallela alla costa, che si intravede una riga di case piu' in la'. Pochissimi negozi, per lo piu' chiusi in questa soleggiata domenica; nulla a che vedere con i ritmi da "24/7" di Tōkyō.

Impaziente, scendo fino alla riva, e qui mi si para di fronte un'immagine vista e stravista.
Proprio lei, la spiaggia di Kōzu. Con l'autostrada che ci passa sopra, i gradoni in cemento dove chiaccherare dopo le partite e la spiaggia di ciotoli bianchi e liscissimi dove fare falo' e barbecue nelle sere d'estate. Si insomma, piu' o meno.
Non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta: il mare tra l'altro nonostante la colata di cemento che lo costeggia e' davvero bello, e pare persino pescoso a giudicare dalla quantita' di gente con la canna da pesca.

A questo punto non posso fare altro che una cosa, pensando a tutti i katsu-kare mangiati a colazione.
E' stata davvero come conquistare una vetta ambita da tempo. In realta' poi il paese e' piccolo, si snoda lungo la costa e non ha assolutamente nulla, nemmeno la scuola superiore. Probabilmente Asada ha ambientato la storia nella vicina Odawara, usando pero' come sfondo quello sicuramente suggestivo di questa spiaggia.



Tutto questo mentre Eun Son, indispettita di suo per essere stata trascinata in un posto totalmente anonimo in un prezioso giorno di vacanza mi guarda scuotendo il capo mentre mi aggiro estasiato sulla spiaggia. Ma alla fine il posto e il bel tempo coinvolgono anche lei, e si lascia trascinare dall'atmosfera di Kōzu.

Concludo con una promessa, la prossima volta sara' dall'altra parte della baia, provincia di Chiba. Kisarazu con i suoi tanuki, il bar di Master, lo Yassai-Mossai e i live dei Kishidan ci aspettano!