Soundtrack del mese

U2 - City of Blinding Lights

[How to Dismantle an Atomic Bomb - 2004]

lunedì, dicembre 18, 2006

L'alba della partenza

Che fortunatamente non e' oggi ma domani. Fortunatamente perche' ho ancora una miriade di cose da fare, anche se bene o male la maggior parte degli impegni l'ho smaltita. Chiusi i conti con il corso di lingua e col lavoro mi sono rimasti una manciata di giorni per sbrigare le questioni burocratiche per il futuro prossimo - in primis la scelta del nuovo appartamento.
Oggi ho concluso la questione andando a versare il deposito: la mia nuova magione non sara' piu' in comune di Shinagawa (per la prima volta) ma ad Ota, in pratica il comune adiacente, a sud ovest.
Un po' piu' lontano dal centro ma il posto non e' male, e sembra discretamente abitabile (mi riservo di cambiare questo commento a gennaio).

Tornando agli impegni completati, come non menzionare lo shopping. Rispetto all'ultima volta mi sono contenuto visto che non ho intenzione di trascinarmi borse multiple per gli aeroporti di mezzo mondo. Pero' almeno sono cose carine. Spero. Tra i vari reperti come non menzionare... anzi non menziono senno' rovino la sorpresa ai piu'. Pero' almeno cito i due ultimi (ma non ultimi) cd acquistati: Twister dei 10-Feet e l'annunciato Eleven Fire Crackers degli Ellegarden (annunciato nel senso che avevo detto che l'avrei comprato).

E poi, le ultime riflessioni: ci sarebbe tanto da dire, tirare le somme dell'anno in chiusura, i propositi per il prossimo, l'immaginarsi tra 365 giorni e cosi' via. Ma visto che scrivere di queste cose porta veramente tanta pegola evitero' del tutto.

Pero' una riflessione voglio trascriverla: passare da Treviso a Tokyo e' stato uno sbalzo sproporzionato anche dal punto di vista delle relazioni umane. E' gia' normale il fatto che abbia un ambiente parallelo di conoscenze e amici qui; innegabile dopotutto vista la distanza. Ma Tokyo e' di suo un calderone immenso dove si stringono e si sciolgono legami ogni giorno. Basta pensare alla quantita' di gente, ai giri di amicizie esistenti: non e' raro uscire con gente diversa ogni settimana, cercando alla fine di tenere vivi i legami che piu' si preferiscono, e nemmeno sempre riuscendoci. Per i giapponesi dare un mese di anticipo su un appuntamento e' cosa normale, e il non vedersi per altri 2 altrettanto.
All'inizio si pensa siano freddi, disinteressati. Poi si comprende che i ritmi imposti da questa societa' non permettono altrimenti; non e' nemmeno questione di accettare la cosa o meno, bisogna viverla per comprendere che shōganai, non ci sono alternative.

E cosi' bisogna fare scelte: di solito si e' aiutati, o meglio veicolati, dai rapporti di lavoro o altri impegni che fanno incontrare le altre persone quotidianamente o quasi. Ed e' una cosa comunissima per la societa' giapponese, lo dimostra l'altissimo numero di coppie sposate conosciutesi in ambiente lavorativo.

Insomma, e' un quadro un po' desolante, lo ammetto. Ma da parte mia faro' del mio meglio per mantenere rapporti che ritengo importanti indipendentemente dalla facilita' o meno di incontrare la gente, e' una sfida ma per lo meno mi da la sensazione di vivere attivamente la vita.

E con questo chiudo: prossimo aggiornamento a data da destinarsi.

domenica, dicembre 10, 2006

100% Giapponese

Anzi a prima vista si direbbe quasi il contrario, ma la sensazione finale e' stata questa.
Sono andato venerdi sera a casa di Kazufumi, amico giapponese con grande passione per la cucina (anche quella italiana) col pretesto di lasciargli un pacco di effetti personali da custodire durante le mie vacanze natalizie. In realta' il vero scopo era quello di mangiare la sua leggendaria (nel senso che se n'e' sempre sentito parlare, ma nessuno ancora aveva testato) pasta fatta in casa, condita per l'occasione con il kilo di parmigiano e il litro di olio arrivatimi dall'Italia.

Gentilissimo come sempre, e' passato a prendermi a casa in macchina e siamo partiti dopo aver soddisfatto la sua voglia di vedere il dvd del live dei Kishidan. Osaki-Urawa sono un'ottantina di kilometri, ma grazie al fatto che i giapponesi i cantieri stradali li aprono solo la notte, ci abbiamo messo un'ora e mezza tra ingorghi, transenne, e tanti ometti sventolanti le spade laser rosse di segnalazione.

Viaggiare in macchina per Tokyo e' un'esperienza che ho vissuto relativamente poche volte, e non sento assolutamente la mancanza di provarla piu' spesso. Per quanto sia affascinante passare per vie diverse lungo tragitti che si conoscono per altri modi, il traffico e' sempre sostenuto, e soprattutto ci sono i pericolosissimi taxi sempre in agguato e a rischi di incidente. I taxi sono un'infinita', quasi 1 macchina su 3 e' taxi, e per qualche strana ragione tutti i tassisti hanno dai 50 ai 60 anni, e sono vestiti tutti allo stesso modo: gilet - cravatta - guanti bianchi.

Pero' il viaggio notturno ha sempre il suo fascino, vedere scorrere ponti, insegne e le innumerevoli luci che attornano le strade e' quasi rilassante, in piu' ci si aggiunge la compagnia e l'autoradio, alla fine il tempo passa piacevolmente. A proposito di autoradio: cd di punta sono stati quelli del live di Imola di Vasco, mi sono tornate in mente le serate di primavera a Trieste.

Alla fine raggiungiamo casa di Kazufumi, e qui si entra in un altro mondo. Anzi no, e' il mondo uguale a quello che si trova varcando la soglia di qualsiasi casa tradizionale giapponese. Con questo non voglio dire che abiti in dojo con pagoda attenzione, per tradizionale intendo per il Giappone del secolo scorso, quello della prima contaminazione occidentale. Insomma e' una di quelle case strane, dove si respira un'aria diversa dagli striminziti monolocali di Tokyo o dagli attici asettici del centro: stanze grandi, tatami e mobili anni '50, fotografie e diplomi appesi sopra i cornicioni, un po' in obliquo in modo da leggerli comodamente da seduti, tavoli bassi e sedie di pari misura (nessun problema per le mie ginocchia quindi).

Abbiamo iniziato con pasta al sugo e pollo al tegame, accompaganti da una bozza di Chianti Classico (perche' ricordiamo che lavorare all'ICE non da alcun vantaggio marginale), a seguire c'e' stata la proiezione del video di una delle sue partite di baseball delle superiori (registrata dalla tv tra l'altro); non commento ulteriormente perche' lo shock di vedere lui e Taisuke magri la meta' di quello che sono ora e' stata troppo grande. Ah, ho commentato.

Qualche ora di riposo passata in un doppio futon (sono stati davvero gentilissimi, e' sempre piacevole dormire stendendo bene le gambe) con tanto di tappeto termico sotto la schiena, ci siamo dedicati alla preparazione della grande cena del sabato. Anzi, i preparativi sono stati interrotti dalla colazione-pranzo preparata dai suoi genitori: ho omesso che la loro casa e' dietro alla piccola osteria di cucina europea gestita dal papa' (il quale tra l'altro e' un vero fiol). Ho cosi' mangiato un katsu-curry fatto in casa, con tanto di tonshiru di contorno, come Tachibana prima delle partite. Al limite della commozione.
Dicevamo, i preparativi. A dire il vero Kazufumi ha fatto il ripieno, la pasta, la stesura della tale e il confezionamento dei ravioli, io mi sono limitato a guardare la tv e a dirgli quanto male stava venendo il tutto. Pero' dalla mia c'e' stato almeno il merito di aver ricordato come si piega un tortellino, il che ha riempito il raggiante cuoco di riconoscenza nei miei confronti.

Fortunatamente verso le 17 e' arrivata Mina (la ragazza di Kazufumi), cosi' ho potuto ammazzare il tempo chiaccherando mentre il cuoco finiva di preparare anche oden e carpaccio di tonno e salmone. E si e' poi inaugurata la seconda serata di festone, nella quale si sono raggiunti picchi di follia tentando di creare improbabili videomessaggi per mia sorella e soprattutto per l'avvento di un altro amico (detto "Il Gory" per ovvie analogie con il possente primate).

Per concludere questo sbrodolamento, sono state 22 ore trascorse in modo diverso dal solito, non solo per l'ambiente quanto anche per le persone a compagnia: Tokyo e' una citta' enorme e multietnica, talmente multietnica che il senso della famiglia e della tradizione si diluisce in un mare di altre culture e abitudini. E' stato come un ritorno a Nagoya o a Kujukuri, e' questo il Giappone che mi piace vivere.
Intanto settimana prossima si torna a Roppongi, in futuro pero' vedremo :)

mercoledì, dicembre 06, 2006

Fervore

Con dicembre arriva anche il tempo di tirare le somme dell'anno in chiusura; inoltre e' anche il momento di prepararsi al rientro a casa per delle brevi ma (si spera) piacevoli vacanze natalizie.
A dirla tutta casa mi manca abbastanza, e sentire gli amici via skype e' si comodo, ma parlarci davanti a una pizza e' tutta un'altra cosa.

Tra me e l'atterraggio a Venezia tuttavia sono interposte circa un milione di cose che devo fare con ordine e entro non oltre le prossime due settimane: si suddividono in impegni piu' o meno onerosi e piu' o meno piacevoli, e il vero problema e' il loro numero spropositato rispetto al breve periodo rimasto. Sara' forse la volta buona e iniziero' a tenere un agenda?

Nel frattempo, dato che la valigia gia' di suo straripera' e non mi basteranno 2 bagagli a mano (escluso ovviamente il portatile che fa bagaglio a se') sabato sono tornato a Makuhari per un po' di sano shopping. Il motivo ufficiale era accompagnare un'amica a comprare un giaccone, io alla fine sono tornato a casa con un paio di pantaloni, una cintura (rossa), una borsa sportiva molto trendy (rofl) e l'acquisto del millennio: una salopette da snowboard pagata a sottoprezzo che definire bella vale a sminuirla. Il problema ora sara' vedere se si decidera' a nevicare, ma preferisco pensarci piu' avanti.

Makuhari ora ha il clima invernale che la contraddistingueva le prime volte che l'ho vista: e' stato un bel deja-vu e mi riscopro sempre piu' affascinato da quella parte di periferia di nome Chiba. Peccato sia a 1 ora di treno da casa.

A proposito di casa, ho accarezzato per poche ore l'idea di abitare in un loft, idea poi svanita vista la mancanza di disponibilita'. Il posto tra l'altro e' situato fuori Kawasaki, in piena campagna di Kanagawa, pero' avere una casa con soppalco e' il mio sogno da sempre e mi sorbirei pure 1 ora di treno al giorno pur di realizzarlo (adesso forse, poi magari gia' a febbraio avrei fatto le valigie). Tra l'altro al momento la vicinanza a Yokohama e' un plus per un'eventuale sistemazione.
Tra l'altro Ibedon abita in un loft; in aperta campagna ma e' un loft.

Torno a pensare come incastrare gli impegni, accendete un cero.

domenica, dicembre 03, 2006

Altra vita

Il freddo pungente della baia di Yokohama prima dell'alba.
Osservare il proprio respiro, in attesa dei primi treni.
Privarsi della sciarpa quando qualcun altro ne ha visibilmente piu' bisogno.
Il silenzio.
Strade fredde, lattine di the calde.
Musica avvolgente mentre si cerca di rimanere svegli, per non perdere la stazione giusta.

Non e' stato male, quasi quasi lo rifaccio.