A vederlo il titolo cosi' e' proprio brutto. Ma e' significativo, simboleggia un po' quello che e' il clubbing giapponese. Volevo scrivere a caldo, appena tornato a casa pero' alle 9 di mattina, dopo 27 ore di veglia (anzi meno, dalle 17 alle 21 ieri mi sono abbioccato) e con sulle spalle 7 inning di baseball e 5 partitelle a calcetto, non me la sono propriamente sentita.
Non mi viene da raccontare con ordine, partendo dall'inizio e spiegando per bene quello che e' successo; ho pero' bene impresse alcune immagini (mentali, e non tutte sono visive) di quella che e' stata una normale serata di club a Roppongi, con un finale un po' sopra le righe.
Non vado spesso a Roppongi, non mi piace particolarmente girare attorniato da americani, che siano militari, avventori o strilloni che ti propongono "girls topless and bottomless and free entrance".
Pero' non mi dispiace andare nei club, per lo meno quando c'e' buona compagnia: e ieri sono uscito col nigeriano fiol -che d'ora in poi per semplicita' chiameremo Ibedon- e con Luca, che piu' che altro era attratto dall'idea di andare a mangiare dell'ottimo sushi a Tsukiji dopo le bravate notturne.
Inizio un po' in sordina, vaghiamo tra Gas Panic e Gas Panic 99: tanti ammerigani rapper, giapponesi cicce e poco da fare, Ibedon non ha voglia di andare al club dove lavora di solito, cosi' viriamo per il sempre ottimo Vanilla. All'ingresso c'e' la fila (scopriro' in seguito che stanno rifacendo il piano superiore) ma noi siamo stranieri e quindi privilegiati da queste parti, ci fanno passare subito. Dentro e' sempre il solito: mettiamo giacche e maglie in un armadietto (300yen, bastardi) prendiamo la prima consumazione e andiamo in pista.
Ai giapponesi la musica techno piace parecchio; facile da ascoltare e da ballare (beat veloce = movimenti brevi, quindi non serve una laurea per andare a tempo) e hanno la peculiare abitudine di urlare, tutti assieme, una specie di ritornello ogni tanto, che all'inizio fa piu' o meno come riportato nel titolo. Dopo gli iniziali sconcerti le prime volte, ci si fa l'abitudine e si finisce per unirsi al coro.
Il resto e' stato abbastanza automatico: cocktail alla vodka, fumi da discoteca che sanno di incenso, discreta techno (pezzi locali, con qualche brano internazionale) sala affollata e tanto movimento, come se non mi fosse bastato quello del giorno: infatti ora ho male a muscoli che nemmeno sapevo di avere.
La serata ha poi svoltato bene con la conoscenza di Kumiko, simpatica universitaria di Makuhari, con la quale ho trascorso il resto della serata. Guadagnando tra l'altro un cospicuo quantitativo di punti reputazione con Ibedon. Il tempo e' trascorso liscio, tra giri di drink, poche chiacchere e tanto ballare; forse non e' il verbo corretto per descrivere la gente che si muove al ritmo di un beat cosi' frenetico ma per lo meno rendiamo l'idea, io stesso non sono un grande appassionato ma quando si e' in compagnia ci si diverte comunque.
Fatto sta che si e' divertita parecchio anche lei.
1 anno fa
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