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martedì, maggio 01, 2007

Metti una vasca all'aperto - parte II

Ovvero, il ritorno alle onsen.
Il viaggio e' stato deciso abbastanza alla buona, giusto una settimana fa. L'occasione d'altronde, e' ghiotta: siamo in piena GW, che non sta per Guild Wars ma e' l'acronimo di Golden Week, ossia i 7 giorni di feste varie e ponti che tutti i giapponesi aspettano ogni anno per fare un viaggio all'estero o piu' semplicemente in qualche altra prefettura nazionale, e anche noi approfittando dei giorni di ferie piu' o meno concomitanti abbiamo deciso di fare i turisti.

"Noi" sta questa volta per quattro persone: Un Son, Methini, il Coreano Molesto (cosi' come i piu' lo conoscono) e il sottoscritto. Insomma niente mega comitive come il viaggio a Misagami, ma una spedizione piu' intima, con gli spartani obbiettivi di lasciarsi sciogliere nel rotemburo, sparlare liberamente del prossimo, e finire le 5 bozze di sochu appositamente comprate per il viaggio.

E come in ogni buon romanzo di formazione (come se questo lo sia stato... ma mi piace come paragone) il viaggio prende la parte piu' importante del racconto. Il viaggio di andata effettivamente con le sue 6 ore di durata e' stato matematicamente una delle parti piu' lunghe della vacanza, nonche' la piu' interessante sia spiritualmente (secondo la legge del "Sabato del Villaggio") sia visivamente.
Il tempo infatti e' stato stranamente generoso, concedendo con insolita clemenza un'intera giornata di sole (e nottata di stelle) con temperature finalmente tardo-primaverili.
La partenza e' stata programmata alle 10 di mattina, ma con tutto l'hype accumulato (soprattutto dal CM per il fatto che Methini ha accettato di venire) ci siamo trovati alla stazione di Shin Juku un'ora prima. Tempo quindi per prendere -ancora stupiti- il sole, andare a comprare i panini per il pranzo (scoprendo che il Mac vicino alla stazione fino alle 10:30 vende solo i panini della mattina, che hanno tipo bacon, pancetta et similia), bibite e biglietti.
Il piano e' stato seplice: shinkansen ed espressi hanno il supplemento, noi che siamo gente alla buona prendiamo solo i locali e ce la caviamo con una spesa irrisoria. Spesa irrisoria e una tabella di marcia che ha compreso 4 cambi e 3 ore di tempo in piu' delle opzioni "business".



Come scelta puo' sembrare opinabile, ma il fatto e' che solitamente non usciamo mai da Tokyo (personalmente le eccezioni sono le mie visite a Kahinin-Makuhari in Chiba) e vedere com'e' il resto del Giappone fuori dalla metropoli ha sempre il suo fascino.
Perche' ci si accorge che oltre alla sterminata colata di cemento che ormai ha ricoperto l'intero Kanto, a poche ore dal palazzo imperiale ci sono ancora paesaggi come questo, posti insomma che guardandoli ti fanno pensare che probabilmente la gente che ci vive ha ancora un ritmo di vita umano.



Il viaggio insomma e' trascorso liscio e piacevole: siccome non siamo sprovveduti (anzi, la compagine femminile non e' sprovveduta) ci siamo debitamente attrezzati per il viaggio. Nell'immagine qui sopra si puo' infatti vedere Un Son con il bagaglio dei viveri. Tra un cambio di treno e l'altro abbiamo trovato il modo di svuotare il tutto, e senza grossi meriti visto che siamo usciti dall'ultima stazione solo nel tardo pomeriggio.

La nostra destinazione era un paesino sperduto in mezzo alle montagne della prefettura di Gunma, fuori dalla portata del turismo di massa, commercializzazione selvaggia e pure del campo dei cellulari. Una serie ininterrotta (e interminabile) di strette valli scavati da vivaci torrenti ci hanno fatto da sfondo nell'ultimo tratto percorso in autobus, e nonostante non sia la prima volta che vengo a Gunma rimango sempre stupito dalla natura presente in questa regione. Sembra una Treppo di oltre oceano, sia per conformazione geologica che per livello di isolamento presente. Le differenze ovviamente ci sono, e quelle che saltano subito all'occhio sono l'architettura delle case (e fin qua nulla di strano) e la composizione del terreno, che in queste vallette e' talmente ferroso che tutte le rocce hanno un colorito rugginoso, specialmente quelle che fanno da letto ai torrenti.

E il rotemburo dell'albergo (chiamarlo albergo e' forse eccessivo, si trattava di una locanda di modeste dimensioni, per quanto deliziosamente gestita e arredata) infatti non era altro che la porzione di un letto di un torrente appositamente arginata laddove dalle grosse rocce che fanno da fondo escono acque termali. La zona e' meravigliosa: la valle e' molto stretta e alla vasca cosi' ricavata fanno da parete gli scoscesi versanti dei monti ricoperti da aghifoglie. Uno stretto sentiero porta dalla strada alla rive dell'acqua, e appena arrivati si viene accolti da un lieve odore di zolfo.

Una volta spogliatisi, ci si lascia cogliere un attimo dal freddo ancora pungente dell'aria di montagna e con la dovuta attenzione ci si immerge nelle acque. L'attenzione va posta alle pietre piuttosto scivolose per la presenza di alghette e muschi, ma una volta entrati e debitamente sedutisi, il problema svanisce. E ci si trova a mollo in un'acqua leggermente torbida, piuttosto calda e con zone alle bocche dei flussi termali veramente bollente; fortunatamente le si nota facilmente dalla presenza in superficie delle bolle.
E poi nient'altro, silenzio e pace, mentre si assapora con tutto il corpo la stupenda sensazione di tepore mentre il vapore salendo dalla superficie dell'acqua crea una bellissima cortina tutt'attorno.

Non eravamo ovviamente gli unici purtroppo, e anzi la massiccia presenza di uomini (e solo uomini) nelle ore pomeridiane ci hanno scoraggiato inizialmente, piu' che altro per il pudore delle ragazze. Abbiamo cosi' rimandato il bagno alla notte, e forse e' stato anche meglio vista la suggestione dei posti e il gusto del rischio a scendere al rotemburo nel buio piu' totale, armati solo della luce di una torcia elettrica.

Non esistono purtroppo immagini delle terme (per non rischiare denunce per voyeurismo piu' che altro), cosi' ne allego una del CM e Methini intenti a non fare assolutamente nulla. Il tempo in stanza e' trascorso ottimamente, tra la deliziosa cena tradizionale, i dolci giapponesi e ovviamente il Chamisol (chiamarlo sochu e' riduttivo).



Mancano poi testimonianze visive del quartetto in yukata, delle battaglie tra i futon e le facce segnate dalla levata alle 5 e 30 per fare l'ultimo bagno, ancora una volta indisturbati.
Ma a raccontare tutto si toglie spazio all'imaginazione, e soprattutto si intaccherebbe pesantemente la patina di decenza che ancora ricopre i personaggi descritti, quindi -ancora una volta- soprassediamo.

N.B. per tutti quelli che si lagnano dei dettagli: un click sinistro sopra alle immagini e le avrete a grandezza naturale.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni tanto passo e mi aggiorno, non senza una punta di invidia. :P
^^

Sei grande!

Fare il bagno in questi posti è davvero bello come me lo immagino?

*^_^*

Mary

Hayao ha detto...

Mary quanto tempo :))
No, e' molto molto piu' bello, da quando provi la prima volta non puoi piu' farne a meno >_<

Anonimo ha detto...

Che invidia invidiosa! :P
Il viaggio di nozze, quando riusciremo a sposarci, lo faccio in giappone. Anzi... mi sposo solo se posso fare il viaggio di nozze lì! ^^
hihihi

Lavori ancora al ristorante?

Mary

Anonimo ha detto...

A proposito... a Tokyo ci sono negozi dove comprare i bento box? Immagino di si.

Hayao ha detto...

No, al ristorante ho smesso...
riguardo ai bento box, certo che li vendono!

Dai stressa Claudio e partite al piu' presto :))

Jacopo ha detto...

Non sapevo avessi smesso di lavorare al ristorante!

Anonimo ha detto...

Oooooh che bello questo blog di vera vita vissuta in Giappolandia!
bella scoperta, tornerò :)