Spesso girando per Tokyo con persone che ci vivono da sempre mi piace leggere i nomi dei quartieri secondo il significato letterale degli ideogrammi, cosi' Shimbashi esce "nuovo ponte", Aoyama "montagna azzurra" e cosi' via. La reazione a questi miei commenti di solito e' ilare, nessun giapponese infatti pensa leggendo un nome di localita' al suo significato letterale. E la cosa non mi stupisce piu' di tanto, d'altronde chi in Italia si sofferma su parole come Benevento, Alberobello, Piombino? I bambini forse, ecco.
Pero' per quanto sia d'accordo sul fatto che possa risultare infantile, mi piace ugualmente ragionare su questi nomi, perche' come da noi Benevento ha una storia dietro al nome cosi' sicuramente e' accaduto qui.
Faccio degli esempi, abbastanza banali visto che non possiedo una grandissima conoscenza dei luoghi. Partiamo da un posto famoso, Shibuya (tanto per cambiare). Uscendo dalla stazione, a nord (dove c'e' Hachiko) si puo' notare che a sinistra la strada a fianco di IchiMaruKyu (109) e' in salita, stessa cosa guardando a destra la strada che sale fino alle Poste Centrali e discretamente ripida. Ora, la ya di Shibuya si scrive con "tani", ideogramma che significa "valle".
Koyama, il quartiere dove vivo, ha effettivamente una zona piu' alta rispetto al resto del circondario, proprio come una "piccola montagna". E potrei andare avanti a lungo, Sakuradamon e' la "porta del campo dei ciliegi" e guarda caso lungo le rive del fossato del castello imperiale e' pieno di questi alberi, la "zona dei ponti" (Shimbashi, Nihonbashi, Kyobashi...) e' quella parte di Tokyo compresa tra il palazzo dell'imperatore e la baia, dove i diversi fiumi che bagnano la capitale convergono.
Tutto questo mi fa pensare al significato che devono avere altri nomi; penso a Kosugi, immaginando una zona di campagna magari presidiata da piccoli cipressi, Meguro, che prende il nome del fiume che lo attraversa, e chissa' che leggenda puo' aver dietro un "fiume degli occhi neri". Roppongi, la terra dei "sei alberi". Perche' e' bello immaginare il paesaggio, ora coperto da uno stuolo di edifici e grattacieli su una superficie simile a quella della provincia di treviso, al naturale, scoprendo tutti i colli, fiumi, piane di cui tokyo e' composta e che ai tempi in cui Edo era circoscritta alla zona centrale vivevano pienamente il loro nome.
Ora tra metro e auto, cemento e cavalcavia non si vedono piu', i colli sono mascherati e i fiumi passano sottoterra, e l'ultima traccia della loro presenza e' scoperta solo da chi percorre in bicicletta le strade della capitale, e vi assicuro che sembra di essere a Bolzano.
3 mesi fa
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